Testo “Andrea G.”

Supervisione“Fabrix”

Web “PaMa”

Carta Tabacco

19

29 maggio 2005

Alpi Giulie Occidentali

C.A.I. 622—Sent. Attr. Leva

Piani del Montasio - 1502 m slm

Cima Terrarossa - 2420 m slm

7 ore

Difficoltà

Periodo

Sentieri

Partenza

Arrivo

Percorrenza

Monti

Andrea G.

918 m

Dislivello max

Medio Alta

Parto da casa di buon mattino per un’escursione in solitario visto che tutto il gruppo dei “palmarini” è impegnato su altri fronti.

L’obiettivo è il sentiero attrezzato Augusto ed Elenita Leva, nel gruppo nel Montasio.

Alle ore 8:00 sono al parcheggio sui piani del Montasio, faccio velocemente i preparativi di rito, e mi incammino verso il rif. Di Brazzà; sono le 8,15 e mi attendono circa 7 ore di cammino.

Percorrendo il tratto di strada prima di imboccare il sentiero, guardo di fronte a me la maestosa mole del Montasio e la catena di vette che fa da cornice all’altopiano: Jof di Montasio, Modeon di Montasio, Cima Verde, Cima di Terrarossa, Forca de lis sieriis, Foronon del Buinz; poi di spalle il gruppo del Canin e laggiù verso ovest il Cimone di Montasio. Uno spettacolo a me ben noto ma che non finisce mai di emozionarmi.

Cerco di individuare le cenge su cui si snoda il Leva, e noto la presenza di varie lingue di neve ancora presenti in canalini e colatoi; spero che non ce ne sia nei punti critici del percorso.

Superato il rif. Di Brazzà, vedo poco davanti a me due escursionisti che sembra abbiano la mia stessa idea, li raggiungo e, come di consueto in montagna, scambiamo due parole. Vengo così a sapere che la loro meta sarebbe il Montasio o, in alternativa, proprio il Leva.

Loro sono Piero e Michele. Ci aggreghiamo e completiamo assieme l’avvicinamento verso il Montasio. Dopo circa 2 ore, oltrepassato il ghiaione alla base del Montasio, e risalite le prime balze rocciose, siamo al bivio tra la via normale del Montasio (via Di Brazzà), ed il sentiero che porta all’attacco del Leva. Ormai, però, la vetta del Montasio è incappucciata dalle nuvole e, vista anche la presenza di neve nelle zone d’ombra ed in cresta, i miei due

Il percorso è molto aereo e costantemente esposto con un paio di passaggi su placche quasi verticali. Le attrezzature sono abbondanti e sicure nonostante un paio di punti i chiodi di ancoraggio siano stati rotti dalla caduta di sassi, ma è la presenza di lingue di neve in alcuni canalini ed in qualche tratto di cengia che rappresenta la vera difficoltà di questa via. L’attraversamento di questi tratti deve essere fatto con la massima attenzione; utile la piccozza.

 

Tutto questo susseguirsi di cenge esposte, ci porta in prossimità della Forca del Palone che si raggiungiamo scendendo una successione di colatoi verticali dove è necessario fare molta attenzione a non muovere pietre; è perciò consigliabile aspettare che chi precede sia al riparo prima di scendere a nostra volta.

Da questo punto possiamo vedere davanti a noi il versante settentrionale della Cima di Terrarossa che precipita vertiginosamente nell’alta Spragna e sullo sfondo la Val Saisera con l’imponente mole dello Jof Fuart.

Attraversiamo l’emozionante ed aerea Forca del Palone e affrontiamo l’ultimo tratto attrezzato del Leva che con un tratto di scala a pioli supera la balza rocciosa oltre la quale ci sono gli ultimi cavi; giunti infine sul pendio erboso della Cima di Terrarossa, siamo in breve al bivio con il sentiero che sale dal Di Brazzà, ed in pochi minuti in vetta. (Ore 5:30 dal parcheggio).

Dopo una meritata sosta per goderci ancora lo splendido panorama e mangiare un boccone, ridiscendiamo al Di Brazzà e quindi al parcheggio, appagati dalla splendida giornata.

Personalmente trovo riduttiva la definizione di “sentiero attrezzato” che viene data a questo percorso poiché per la costante esposizione, la difficoltà di alcuni passaggi e l’eventuale presenza di neve, richiede preparazione e attenzione come per tutte le vie ferrate di buon livello.

Un grazie ancora a Piero e Michele per l’ottima compagnia, con l’augurio di ritrovarci presto per nuove escursioni.

 

 

compagni di cammino, decidono (saggiamente) di abbandonare l’idea di andare sul Montasio e di proseguire assieme a me per il Leva, fino alla Cima di Terrarossa.

In breve siamo all’attacco della ferrata che si snoda sfruttando le cenge che caratterizzano il versante meridionale, collegandole con passaggi attraverso canalini e colatoi.