VENIAMO AI FATTI

Arriviamo a Passo Monte Croce Carnico, di buon mattino, per un’escursione non proprio definita.

La settimana prima avevamo affrontato, con successo e appagamento, la via ferrata dello Zermula, quindi l’idea è quella di ripetere l’esperienza della via ferrata coinvolgendo anche Laura, alla prima esperienza, (noi, “esperti”, invece eravamo ben alla seconda !!).

Purtroppo le condizioni meteo non sono delle migliori e anche questa non è una scusa, nuvole basse, un po’ di vento, insomma può piovere senza preavviso.

 

 

Una delle cose che normalmente si pensa, dopo aver effettuato con successo un’escursione in montagna, è  “ … non vedo l’ora di raccontarla”, un po’ per la cronaca dei fatti, un po’ per condividere con altri le nostre emozioni e non ultimo per quella sensazione che in ogni caso  proviamo nell’ascoltare “… caspita che bravi …”.

Questo quando l’escursione è andata bene, quando và male invece, e magari anche per la nostra inesperienza, abbiamo la naturale tendenza a rimuovere i fatti, magari non nella nostra mente, ma in ogni caso verso l’esterno, rifugiandoci dietro condizioni meteo avverse piuttosto che a giornate no, ed altre, chiamiamole pure scuse, per giustificare il nostro insuccesso.

In pratica l’homo sapiens a in sé una forma radicata di: “autogiustificazione inutile”  che all’occorrenza tende a eliminare le “batoste” prese in ogni campo.

A volte con le introduzioni mi dilungo troppo, e questa non è una scusa!

Dal luogo, si snodano parecchi sentieri con ferrate e non; quindi abbiamo ampia scelta e dopo un breve consulto (i volti non sono molto fiduciosi soprattutto quello di Laura), decidiamo per il Pal Piccolo, per il sentiero ? 

Noooooo … per la “facile ferratina” che parte appena dopo il confine: quattro o cinque crocettine rosse segnate sulla carta Tabacco 09 (le nostre uniche informazioni sul percorso) … che vuoi che sia sarà come lo Zermula, anzi più facile … va bene anche per Laura!

 

SIAMO PRONTI E ATTACCHIAMO.

 

Dopo qualche altro consiglio da “esperti” all’ignara Laura, cominciamo a salire.

Il primo metro è già battaglia, non abbiamo neanche fatto il solletico alla montagna che già questa ci chiude, indifferente, la porta (forse un primo avvertimento ?), non ce ne curiamo, se ne curano invece un gruppetto di rocciatori austriaci che dal basso ci gridano, con un italiano tipico da film sulla II guerra mondiale :”... problema in ferrata? ..”

Rispondiamo sorridenti e sicuri di no, d’altronde anche se in un ora abbiamo percorso ben 15 m di ferrata che problema c’è ? Non abbiamo mica fretta noi!

No siamo decisi ad arrivare alla fine, il tempo tiene, Laura si comporta bene, chi ci può fermare?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ad esempio una bottiglia di gatorade che cade dallo zaino di Paolo, il quale torna giù di ben quattro metri per recuperarla, oppure, lo stesso Paolo, che per testare l’attrezzatura decide di farsi una scivolata di un metro (forse un secondo avvertimento ?)

No ! Nulla ci può fermare, anzi adesso, dopo il primo pezzo, che sicuramente era il più difficile andremo su come razzi per il breve tratto che ormai ci manca.

Non è così, la ferrata và avanti, e ancora avanti e nonostante il tempo tenga noi siamo sempre più stanchi e lenti.

Chiudo la conversazione con Andrea, sono ancora  un po’ confuso, non avevo ascoltato bene, ma in pochi minuti ci troviamo in fila,  agganciati ad una corda tirata fuori dal loro zaino ed al cavo metallico della ferrata e scendiamo veloci verso il passo.

Roland ed Harry, questi i due “angeli custodi”,  ci avevano visto dalla parete opposta, erano scesi ed erano risaliti per darci una mano.

 

Ci fermiamo a guardare il gruppetto austriaco che arrampica sulla parete di fronte “.. sono pazzi quelli..” ci diciamo, “… ecco perché ci prendevano in giro con il loro … problema in ferrata … guarda cosa fanno loro..” , faceva impressione vederli. La pausa ci ha rinvigorito è siamo di nuovo pronti per l’ultimo tratto di ferrata, ma arriva anche …l’ultimo avvertimento … sotto forma di un blocco calcareo che si affaccia all’esterno della montagna, sopra una paretina praticamente verticale e sotto il vuoto, il cavo c’è e anche due gradini di metallo ma io non trovo soluzioni, la roccia non ti dà appigli, provo un paio di volte sempre più stanco ed impacciato poi capisco …. non è per me.. ci fermiamo.

In 3 ore siamo saliti di soli 200 m. Ci mancano le forze e decidiamo di scendere, quando Paolo vede un “caschetto” che sale verso di noi “… sono in due … evviva, adesso vediamo come fanno loro a salire …” , io intanto ero al telefono con un AMICO (assente per lavoro), che mi chiedeva notizie sull’escursione.

I due “caschetti” erano due austriaci, uno parlava con quell’italiano sentito all’inizio.

 

Erano loro: i rocciatori.

“Questa ferrata molto difficile … fra poco temporale … abbiamo visto lui in difficoltà ...(indicando me) … adesso noi con corda scendiamo … noi soccorso alpino austriaco ….

 

Non capiamo … che dice? … soccorso? … e chi li ha chiamati?? ... ci portano dove?

Arriviamo poco prima dell’ultimo tratto di discesa, quello che in salita ci aveva fatto penare, Roland (il capo) fa una rapida ispezione poi ci guarda e dice “non bene di qua … altra soluzione” , aveva visto degli agganci del cavo che si muovevano (in verità li avevo visti anch’io all’andata ma non me ne ero curato!),e temeva che non avessero retto al peso del gruppo. In pochi minuti li vediamo preparare un rinvio e lanciare una parte della corda nel vuoto alla nostra destra 15-20 m, .. pessima soluzione … penso preoccupato, invece la loro idea era proprio quella: una calata nel vuoto e cosi uno ad uno con un po’ di ansia e preoccupazione  veniamo calati stile “ sacchi di patate” alla base della parete, ma Roland e Harry sono due professionisti e l’esperienza diventa quasi divertente. 

Meno di mezz’ora per portarci giù stanchi ma integri, ci inchiniamo a due veri esperti di montagna e li ringraziamo per la lezione che ci hanno dato con determinazione e semplicità, una lezione che non dimenticheremo sicuramente.

 

Che dire, in conclusione:

· che forse mi sono dilungato un po’ troppo,

· che  forse più che una sconfitta è stata una vittoria per il fatto che non ci siamo fatti male 

· o forse sto già usando “l’autogiustificazione inutile “ per eliminare la “ batosta”.

Intanto la montagna sembrava guardarci e dire “vi avevo avvertito” .

Fabrix

Testi “Fabrix”

Web e fotografie “PaMa”

(Noi) Ma quanto ci avete messo a salire ?

(Loro) 20 minuti … per noi questa via normale.   

(Noi) (… azz..!!)

(Loro) Abbiamo visto voi in difficoltà dall’inizio … se difficoltà dal primo pezzo, allora niente ferrata (Noi) (parole sante!!).

(Loro) Voi arrivati solo a 1/3 di percorso dopo ancora più difficile. (ancora .. azz ..!!)

(Loro) Anche scendere per voi pericoloso … terreno non buono … scivoloso ja?

 

I due ci avevano capito dalla partenza che non eravamo in grado di farla quella ferrata e che avremmo rischiato anche al ritorno, si erano consultati e avevano deciso “andiamo a prenderli prima che si facciano male”.

Fabrizio, Laura, Marco, Paolo